Il divorzio formale del Regno Unito all’Ue si avvicina. Il 1° febbraio 2020, il paese uscirà di fatto dall’Unione europea interrompendo così la membership iniziata nel 1973.

Nella giornata di ieri sono stati compiuti, da entrambe le sponde della Manica, due importanti passi in vista dell’uscita ufficiale. A Londra, il Parlamento britannico ha formalmente approvato il disegno di legge basato sull’accordo raggiunto in ottobre dal Primo ministro Boris Johnson e la Regina Elisabetta ha apposto la propria firma all’atto legislativo, rendendolo così efficace.

Dalla parte europea, dopo il via libera da parte dei leader europei, l’accordo di recesso ha iniziato il proprio iter al Parlamento europeo, chiamato a confermare la posizione raggiunta. Sempre ieri, la Commissione Affari costituzionali (AFCO) dell’eurocamera ha approvato il progetto di raccomandazione per la convalida dell’accordo. La raccomandazione ripercorre e completa la storia del processo Brexit al Parlamento europeo dal referendum del 2016, sottolineando al contempo la preoccupazione per l’applicazione dei diritti dei cittadini europei.

La raccomandazione passerà ora alla votazione della sessione plenaria del Parlamento europeo, in programma la prossima settimana a Bruxelles. Il voto segnerà la fine del percorso, iniziato nel 2017, di discussione per un’uscita ordinata del paese dall’Unione.

Cosa succederà dopo?

Alla mezzanotte di venerdì 31 gennaio, il Regno Unito sarà formalmente fuori dall’Unione europea. Scatterà al contempo un periodo di transizione, che durerà fino al 31 dicembre 2020, nel corso del quale le due parti negozieranno quella che sarà la loro futura relazione. In questo periodo, sebbene uscito, il Regno Unito sarà ancora soggetto alle normative legate al mercato unico, ma perderà i propri rappresentanti presso tutte le istituzioni europee.

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