Nuovo round di audizioni ieri al Parlamento europeo, chiamato ad ascoltare e convalidare la nomina dei candidati Commissari di Francia, Romania e Ungheria.

 

Già dalla prima mattina, il candidato ungherese per la politica di vicinato e allargamento, Olivér Várhelyi, è stato ascoltato dalla Commissione per gli affari esteri (AFET) non riuscendo tuttavia ad ottenere la maggioranza necessaria. Socialisti, Liberali, Verdi e Sinistra sono stati determinanti nel ‘rimandare’ il candidato Commissario, che riceverà ora ulteriori domande scritte alle quali dovrà rispondere entro lunedì 18 novembre. In base alle risposte che riceveranno, i deputati decideranno se tenere una seconda audizioni con il candidato Commissario.

 

Successivamente e in contemporanea, anche il candidato francese al mercato interno, Thierry Breton, e la candidata romena ai trasporti, Adina Valean, sono stati ascoltati rispettivamente dalle Commissioni per il mercato interno (IMCO) e per l’industria e l’energia (ITRE), e dalla Commissione per i trasporti (TRAN).

 

Sebbene l’audizione di Breton fosse quella considerata più problematica, il candidato francese è riuscito a convincere gli eurodeputati affrontando temi quali la trasformazione digitale, il cambiamento climatico, le tecnologie 5g, l’intelligenza artificiale e la cybersicurezza. Il candidato francese ha inoltre sostenuto come uno dei suoi compiti principali saranno le misure per semplificare l’accesso delle PMI e delle start-up ai finanziamenti e per regolare le piattaforme digitali con una nuova legge sui servizi digitali.

 

Anche la candidata romena è riuscita ad ottenere il via libera da parte della Commissione per i trasporti, sebbene non abbia offerto un’audizione brillante. In particolare, la candidata Commissaria è risultata molto vaga su questioni chiave come il pacchetto mobilità e l’agenda per le grandi reti (Ten-T).

 

Rimane inoltre aperto il nodo britannico: Londra non ha ancora nominato un proprio candidato Commissario, inciampando così nell’apertura di una procedura d’infrazione da parte della Commissione europea. Il Regno Unito dovrà ora presentare delle motivazioni per evitare il procedere della procedura. Toccherà al Consiglio europeo decidere se accettare la rinuncia, da parte del paese, del diritto di nominare un proprio Commissario.

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